Ordini Professionali verso la cancellazione.
Procede il tentativo di abolire gli ordini professionali e garantire l'accesso diretto alla professione.

Leggiamo da varie fonti del lento ma incessante procedere del disegno di legge teso a rivedere integralmente non solo l'accesso alle professioni ma anche modalità di comportamento, come pubblicità, limiti all'esercizio della professione, minimi tariffari, ecc..
I tentativi di modificare le norme che regolano le professioni, come è noto, si ripropongono puntualmente a distanza di anni o di mesi.
Ma le categorie non ci stanno neppure questa volta.
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti innalza il proprio vessillo e avvisa: "Pronti a discutere su tutto, ma non sull'obbligatorietà dell'esame di Stato", mentre gli avvocati, scandalizzati dalla riproposta di una riforma che si pensava oramai riposta nel cassetto, lanciano un grido d'allarme: siamo già in troppi e invece di calmierare si fa il contrario. "Non 'troppi avvocati' ma 'tutti avvocati'. L'articolo 33 della Costituzione sarebbe clamorosamente violato"
Il progetto prevede la delega al Governo per l'emanazione di un Decreto Legislativo che non interverrebbe solo nella fase di accesso alla professione. Si sta discutendo, ancora di minimi tariffari o tariffe fisse da eliminare. Ancor più rivoluzionaria sarebbe l'eliminazione delle incompatibilità fra l'esercizio della professione e lo svolgimento di attività commerciali. Ancora, nessun limite alla pubblicità se non quello del decoro e dignità professionale.
L'associazione dei Giovani Avvocati (AIGA) ha già espresso il proprio pesante disappunto in una propria nota. 'La notizia di un disegno di legge mediante il quale si vorrebbero interamente liberalizzare le professioni intellettuali, abolendo l'esame di stato e consentendo l'accesso dopo solo un tirocinio, autorizzando l'esercizio in forma di società di capitali anche con il socio capitalista, prevedendo l'eliminazione di ogni incompatibilità tra la attività professionale" viene definita una "amenità". E Il Presidente dell'AIGA, Giuseppe SIleci, continua: "oggi, i propositi della attuale maggioranza vanno ben oltre la più fervida immaginazione del più convinto liberista, e denotano un certo stato confusionale di questa maggioranza in materia di professioni". L'idea è sempre la stessa; che i poteri forti, il cosiddetto "capitale", voglia mettere le mani sulla giustizia, considerata un "business".
E l'Avv. Sileci insinua che questo disegno di legge viene "stranamente proposto all'indomani di un referendum che ha bocciato due leggi fortemente volute dai poteri economici italiani, ossia la privatizzazione dell'acqua e la politica nucleare", e si pone il quesito che ", sia una risposta a questi poteri forti, molto delusi dall'esito referendario".
Riteniamo ci sia nei palazzi governativi, come sempre, un continuo scontro, o commistione, fra sentite necessità (ad esempio quella di poter iniziare la pratica sin dagli anni dell'università) e tentativi di qualche fazione di proporre una propria presenza, perché no, anche commerciale.
Il settore giustizia, tuttavia, è un pilastro dello stato di diritto. Non è business e da sempre gli avvocati (assieme agli altri operatori del settore) lavorano in selenzio, con abnegazione, per mantenere salda quella colonna.