Nuovo sciopero dei Giudici di Pace
Da lunedi' 15 dicembre e sino a venerdi' 19 dicembre i giudici di pace si asterranno nuovamente dalle udienze

A distanza di un mese del precedente sciopero, a partire da oggi lunedì 15 dicembre e fino a venerdì 19 dicembre - per tutta la settimana - i Giudici di Pace si asterranno dalle udienze per protestare contro il disegno di legge elaborato dal Ministro Orlando e che riguarda la magistratura onoraria.
Secondo Unione Nazionale dei Giudici di Pace il disegno di legge portato avanti dal Ministro "mira a stabilizzare l’attuale status di precariato dei giudici di pace, mediante il disconoscimento delle rivendicazioni minime della categoria alla continuità del rapporto, ad un equo compenso, alla tutela previdenziale per maternità, salute, anzianità, alle garanzie ordinamentali di indipendenza del giudice".
Lo sciopero segue una lunga serie di scioperi di cui avevamo dato notizia in un precedente Articolo
Scrive in un proprio comunicato l'organismo sindacale dei giudici di pace: "Nell’intera storia della Repubblica non è mai successo che tutte le componenti della magistratura ordinaria, onoraria e di carriera, si ritrovassero unite a portare avanti così imponenti e reiterate azioni di denuncia e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, disinformata dalla “propaganda” populista del Governo.
La Giustizia ed il Paese non possono più attendere che siano elaborate ed approvate Riforme serie, di sostanza e non di mera facciata, a partire proprio dalla riforma della Giustizia di Pace, che già oggi, alla luce dei dati statistici ministeriali diramati dal Capo Dipartimento del DOG Mario Barbuto, definisce i processi mediamente in appena 10 mesi, con una capacità di smaltimento delle sopravvenienze addirittura superiore al 100%, in linea con i più alti standard a livello comunitario e mondiale.
La lentezza della Giustizia in Italia determina un duplice danno al Paese: di natura erariale, con risarcimenti a carico dello Stato per violazione dei termini di ragionevole durata dei processi già oggi superiori ai 150 milioni di Euro l’anno ed in costante crescita, ma soprattutto di natura macroeconomica, con un danno al Prodotto Interno Lordo (PIL) quantificato ufficialmente nella misura dell’1% l’anno, ossia in circa 20 miliardi di Euro l’anno".