Gli avvocati non ci stanno! Il Presidente Alpa al Congresso Nazionale di Bari

Dure parole nella relazione del XXXI congresso nazionale forense di Guido Alpa

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Gli avvocati non ci stanno! Il Presidente Alpa al Congresso Nazionale di Bari

La Relazione introduttiva al XXXI Congresso nazionale forense è un richiamo alla concretezza e un invito agli avvocati di farsi promotori dell'unico rilancio possibile.
Secondo il Presidente Alpa l'avvocatura negli ultimi decenni è stata oggetto di un grave attacco su più fronti dove la crisi economica fa solo da sfondo, in negativo.

Secondo i dati disponibili la crisi economica ha inciso notevolmente sulla redditività degli studi legali, come afferma il Presidente Alpa: “il reddito professionale si è ridotto più del 40%; molti avvocati già maturi - e non solo i giovani e le donne, che sono le categorie meno protette - hanno difficoltà  a conservare intatto lo studio professionale e un tenore di vita decente”.

A fronte di una così grave crisi che colpisce tutti i settori, le proposte per il rilancio sono mancate.
Anzi, si è fatto l'opposto. “La cronistoria degli ultimi tempi” secondo il Presidente “ci descrive una linea del tutto opposta, nella quale gli interventi si sono spinti - con ragioni d’urgenza del tutto opinabili - a toccare temi assai distanti dalle leve della ripresa e a colpire in modo indifferenziato tutte le categorie sociali e particolarmente il settore delle professioni”.

E la comunità  europea non ha sopperito alle mancanze del governo nazionale: “I mercati sono stati regolati con nuove norme ma solo parziali, perché tutti sono stati presi di sorpresa, non si sono definiti programmi comuni, non vi è stato da parte dell’ Unione europea un fascio di direttive utili per intervenire tempestivamente con determinazione ed efficacia , e i cittadini sono stati lasciati in balia dell’incertezza e della precarietà . Si è lasciato che il mondo si sgretolasse, a cominciare dal lavoro”.

Nella attuale divisione sociale e carenza del senso dei ruoli, categorie come quella dei professionisti e in particolare degli avvocati sono state prese di mira; “Il terziario, a cui noi apparteniamo, non ha avuto alcuna considerazione, quasi che il PIL prodotto , e i benefici diretti che le professioni producono fosse un complemento dei fattori di stabilità  e di crescita del tutto opzionale”.

Parole durissime, poi, nei confronti dell'attuale governo. “Alla democrazia costituzionale si è sostituita una tecnocrazia non egalitaria. Tra tutte le professioni – diverse per natura, finalità , esigenze – quella dell’avvocatura è stata la più colpita: colpita nella remunerazione, e colpita nella dignità”.
Si è utilizzato lo spauracchio della crisi economica per introdurre nuove norme che nulla hanno a che vedere con l'economia: “una legislazione che via via limitava sempre più il ministero del difensore è stata rafforzata con una sorta di emarginazione giustificata da ragioni di ripresa economica ! Questa è stata la vicenda che più ci ha colpito: pretendere di attribuire all’ “Europa” richieste di modifica della nostra professione – come se non sapessimo come è disciplinata la professione negli altri Paesi Membri ... – pretendere di disciplinare con regolamento, con le tecniche della delegificazione, una professione costituzionalmente protetta, e tentare di ritardare l’ esame in Commissione e poi in Aula alla Camera per prendere tempo per la pubblicazione del regolamento e ostacolare l’approvazione della legge ordinaria alla Camera”. Un attacco diretto alla classe forense, coadiuvato dall'Autorità Antitrust, spalla dell'attuale governo.

Quello che l'attuale governo sta facendo non è soltanto togliere la terra sotto i piedi agli avvocati ma è incidere gravemente sui diritti naturali dei cittadini.

L'attacco è un attacco alla giustizia e al diritto del cittadino ad avere una giusta sentenza; prosegue il Presidente Alpa “non si possono tollerare le regole processuali che hanno un chiaro intento punitivo del difensore o del cliente … .
Il diritto ad avere diritti non può essere scritto solo sulla carta ma deve essere assicurato da giudici competenti, mediante regole processuali chiare e stabili , che delimitano la discrezionalità nella valutazione della fondatezza e dell’ammissibilità  delle domanda e dei ricorsi. …
Non crediamo che la introduzione di “filtri” possa risolvere una situazione incancrenita da decenni, e neppure la soppressione di un grado di giudizio - quale è nei fatti, nella realtà  concreta, la riforma del giudizio di appello – e neppure la motivazione sintetica delle sentenze o l’ingresso di tirocinanti stagisti negli uffici dove si preparano e si decidono i processi
”.
 

 

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