Quando il compenso per l’attività stragiudiziale si cumula con quello dell’attività giudiziale
La Cassazione specifica quando il compenso maturato per l’attività stragiudiziale vada aggiunto a quello dovuto per opera del legale nel giudizio. Cassazione Ordinanza n. 21565/2020

Il fatto.
Un legale seguiva una complessa vicenda successoria dapprima con attività stragiudiziale tesa a trovare un accordo con gli altri eredi e l’assistenza nella pratica di successione (oltre ad attività varie che nulla avevano a che fare con la successione, come l’attività per recuperare un risarcimento da sinistro stradale) e poi, stante il mancato accordo fra eredi, con attività giudiziale per restaurare i diritti del cliente legittimario.
A conclusione chiede il pagamento del compenso maturato in tutte queste attività.
Il cliente si oppone adducendo di aver già pagato una cospicua somma.
Il giudice d’appello nell’esaminare e quantificare il conteggio delle spettanza dell’avvocato valuta unitariamente tutta l'attività svolta per la pratica successoria sommando in un unico contesto l’attività tesa a trovare un accordo fra eredi con l’attività giudiziale che ne seguì.
Il legale ricorre per cassazione ritenendo che le attività stragiudiziali esperite, almeno per una buona parte, non fossero in alcun modo collegate con la causa che ne è seguita. In particolare trattavasi di attività tese alla valutazione dell’asse ereditario e trattative con gli eredi e intrattenere rapporti con le banche per sbloccare conti correnti.
La decisione della Corte.
La Corte di Cassazione Civile con Ordinanza n. 21565 depositata in data 7 ottobre 2020 accoglie il ricorso e delinea il principio secondo il quale l’avvocato maturi un diritto al compenso stragiudiziale anche quando nella pratica segue l’inizio di un contenzioso giudiziale.
Secondo la Corte di Cassazione la semplice introduzione della causa non è motivo sufficiente per ignorare l’attività profusa in sede stragiudiziale, né l'unitarietà dell'interesse del cliente.
La Corte, quindi, afferma che
“i rimborsi ed i compensi previsti per le prestazioni stragiudiziali sono dovuti dal cliente anche se il professionista abbia prestato la sua opera in giudizio, sempre che dette prestazioni non siano connesse e complementari con quelle giudiziali, sì da costituirne il naturale completamento”.
Tale connessione e complementarietà sussiste ogni qual volta le prestazioni concretamente svolte siano esplicitamente catalogate tra le attività giudiziali, come ad esempio la ricerca e studio documenti. In tali casi, se riconosciuta una particolare difficoltà, il giudice potrà concedere una maggiorazione, così come previsto dalle tariffe professionali.
Continua la Corte specificando che andranno ricomprese nell’attività giudiziale tutte quelle attività compiute dal difensore nella fase anteriore o posteriore all'instaurazione del giudizio che siano prestazioni strettamente funzionali o preordinate allo svolgimento di attività propriamente processuale o che ad esse siano complementari.
Ad esempio la stipulazione di una transazione conclusiva di un giudizio sarà ricompresa nelle attività giudiziali ("ancorché la definizione della controversia abbia avuto luogo non sotto forma di conciliazione davanti al giudice").
La stessa attività tesa alla sottoscrizione di un atto di transazione (con esito negativo e soprattutto se comporti cospicuo impegno, incontri, trattative, ecc.) espletata prima dell’inizio della causa potrà essere qualificata come attività stragiudiziale separata dal compenso per l’attività giudiziale
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Di seguito il testo di
Corte di Cassazione Civile Sez. II, Ordinanza n. 21565 dep. 07/10/2020
FATTI DI CAUSA
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