Inchiesta sulla mediazione (prima parte)
Cosa si scopre a cercare notizie sulla mediazione: le carenze di una informazione pubblica diretta al cittadino

Da qualche settimana la mia curiosità, per me stimolo e fonte di sapere, mi ha portato a spogliarmi (parzialmente) della veste di giurista e commentatore di pronunce, documenti di prassi o provvedimenti normativi, per dedicare una porzione del mio tempo a disposizione, ad una ricerca sull'istituto della mediazione, ad ampio spettro.
In particolare, il mio proposito era (ed è) quello di accertare se vi sia corretta informazione - o semplicemente informazione - in campo istituzionale destinata non agli esperti del settore o ai professionisti, bensì al cittadino.
Desidero condividere insieme ai lettori del sito, auspicando un confronto aperto, l'esito di questa ricerca.
La metodologia che ho ritenuto di adottare si può riassumere, in sintesi, nella consultazione di siti web e in contatti personali con mediatori professionisti.
La prima circostanza che ho riscontrato, felice di essere smentito, è come le informazioni siano carenti, per non dire assenti, da parte delle Amministrazioni Centrali dello Stato.
Usando l'immagine di una scala da percorre in ascesa, con rammarico al primo gradino non posso che inserire i Ministeri e la Presidenza del Consiglio.
Ho notato campagne molto interessanti sulla semplificazione, sull'Agenda Digitale, sul lavoro e gli incentivi ai giovani; non ho trovato nulla di simile sulla mediazione. Si rinviene la normativa, certo, ma non una campagna di comunicazione dedicata.
Salendo nella nostra scala, incontriamo gli Ordini Professionali, con una comunicazione orientata agli appartenenti e molto tecnica.
Risalta, per contro, il ruolo delle Camere di Commercio, soprattutto quella di Milano, con un blog specifico e molto curato e un Osservatorio sempre aggiornato (si fa qui riferimento all'Osservatorio sulla semplificazione della CCIAA di Milano e non invece all' "Osservatorio sulla Giustizia Civile presso il Tribunale di Milano", dove opera uno specifico gruppo che si occupa di Mediazione).
Iniziative simili ho rinvenuto anche sui siti di altre Camere di Commercio, in modo più o meno completo.
In questo caso, la comunicazione è rivolta a tutti gli stakeholders, quindi anche ai cittadini, con un linguaggio semplice e chiaro.
Da ultimo, sul gradino più alto, mi permetto di posizionare le iniziative di singoli soggetti, professionisti di diversi settori e magistrati, che curano siti o pagine nel loro tempo libero e gratuitamente. Meritano, soprattutto per l'approccio volontario e la passione con cui si dedicano a fare comunicazione, il primo posto (triple A rating !).
Ho letto interventi profondi e curati, sia tecnici che culturali. A chi li ha redatti, sottraendo tempo all'attività principale, va la mia gratitudine.
In uno spazio, come dire... a latere, pongo gli Organismi di Mediazione, segnatamente per le differenze comunicative notevoli che ho riscontrato.
In linea retta con punteggi da 0 a 10 in una funzione grafico-algebrica, andiamo da siti riservati ai componenti e con accesso esterno quasi impossibile, a siti per cui è necessaria, per accedere alla parte informativa, referenze o accrediti; da siti aperti ma con scarso materiale spesso "datato", a siti aperti, rarissimi, dove, in effetti, qualche aggiornamento lo si può ottenere con iscrizione a newsletter.
La picture è questa, almeno, come ribadisco, alla luce della mia ricerca.
Non è molto incoraggiante, se permettete.
Andiamo oltre e passiamo ai pareri richiesti direttamente.
Nessuno dei contattati nega la realtà descritta. Ciò, se da un lato mi conforta quale sostegno ai risultati della mia ricerca, sotto altro aspetto non elimina lo sconforto sullo scenario delineato.
Un dato interessante che indico subito, salvo riprenderlo in un successivo intervento: i siti giuridici, simili a questo su cui scrivo, in materia di mediazione hanno commentato, più o meno in modo diffuso ma, salvo un paio di eccezioni, con articoli destinati ai professionisti e taglio tecnico.
Vi faccio un esempio per farmi comprendere meglio.
Di recente, in grande evidenza, ho notato come circolasse - suppongo circoli ancora - un commento con una titolazione (in approssimazione) quale "ecco lo schema dell'informativa da far firmare al cliente". Il pezzo, postato su vari social, segnala un aspetto importante, già emergente dal contenuto di altri siti istituzionali: la mediazione vista come una congerie di disposizioni da interpretare, e adempimenti da compiere. Un alert al professionista: attenzione, rischio sanzioni!
Ho già scritto sul mio blog dedicato alle imprese, come il mio approccio all'istituto in parola, prima che giuridico debba essere culturale.
Le norme esistono in un ordinamento per regolamentare rapporti umani, relazioni, che hanno rilevanza giuridica. Muoviamo perciò dalle relazioni e dai rapporti per arrivare a capire la disciplina, non viceversa; oppure, se preferiamo camminare all'indietro, almeno non dimentichiamo che il punto di partenza è quello di arrivo.
Ho seguito con attenzione il dibattito tra favorevoli e contrari alla mediazione obbligatoria, con argomenti certamente meritevoli di apprezzamento, vuoi da una parte vuoi dall'altra della "barricata".
In sede parlamentare, i fronti contrapposti hanno dato battaglia, come è logico e corretto in ogni democrazia che si rispetti.
Non entro nel merito.
La mia indagine esula da questo campo siccome riguarda la risposta, come avrete compreso, ad una semplice domanda: il cittadino comune è sufficiente informato su cosa sia la mediazione, su vantaggi e svantaggi, su costi e procedure? E, ancor prima, sull'esistenza stessa dell'istituto ?
Lascio la risposta in sospeso.
Concludo questa parte con un'ultima considerazione.
L'informazione, a quanto emerge, è affidata essenzialmente ai professionisti in sede di contatto con il cliente o, meglio, qualora il cittadino dovesse diventare cliente.
Una domanda?
Nella società attuale, quanti cittadini non diventeranno mai clienti e, a motivo dei costi elevati di accesso alla tutela giudiziaria, preferiranno rinunciare ad esercitare un diritto, ne faranno abdicazione?
Suppongo molti, moltissimi.
Ecco una delle ragioni che mi conduce ad insistere, ma ne parleremo in futuro, per una mediazione consapevole.
P.S. Sono graditi commenti in calce oppure, se preferite, anche indirizzati personalmente, al mio indirizzo di posta elettronica che mi concede gratuitamente il sito e che, per comodità, vi rammento: giorgio.pernigotti@professionegiustizia.it