Legge Pinto: quali prospettive per l'equa riparazione?
Se il 'debito Pinto' raddoppia, gli indennizzi versati ai cittadini diminuiscono.

La Legge Pinto ritorna a far parlare di sè e questa volta per il peso che la voce 'debito Pinto' sta assumendo nel bilancio statale. Come noto la Legge n. 89 del 24 marzo 2001 ha introdotto nel nostro ordinamento il diritto ad un'equa riparazione a favore di chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimonaile per il mancato rispetto del “termine ragionevole” di durata del processo, in violazione dell’art. 6, prg 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Dall'entrata in vigore della Legge Pinto la richiesta di indennizzi da parte dei cittadini lesi dalla eccessiva durata dei processi è aumentata progressivamente, con il conseguente aggravio per le casse statali. Secondo i dati resi noti, nel 2010, in applicazione della Legge Pinto, il Ministero della Giustizia ha richiesto al Ministero dell'Economia 95 milioni di euro, aumentati a 205 milioni nel 2011. I cittadini, però, sono riusciti ad ottenerne appena il 10%.
Il Governo Monti con il D.L. n. 83/2012 ha apportato rilevanti modifiche alla Legge Pinto con l'intento di accellerare e snellire il procedimento. Snellimento ritenuto necessario per i ritardi che, a sua volta, si stavano accumulando nella gestinone dei ricorsi per l'indennizzo da ritardo, tanto che si cominciava incredibilmente a parlare di ricorsi ex legge Pinto su procedure Pinto.Â
Ma con l'occasione si è voluto fare qualcosa di più: nella sostanza, infatti, le ultime modifiche apportate alla disciplina palesano il chiaro intento di limitare le richieste di indennizzo, con buona pace dei diritti del cittadino.
Sotto questo profilo, tra le novità più importanti si segnalano la modifica dell'art. 4 che prevede che il termine di proponibilità del ricorso decorre dal giorno in cui la decisione che conclude il procedimento è divenuta definitiva (diversamente da quanto accadeva prima, per cui era consentito proporre tale domanda anche in corso di causa) e l'introduzione dell'art. 2 ter che pone un tetto massimo oltre il quale la durata del processo viene considerata 'irragionevole': da ora il diritto all'indennizzo sorge solo ove il procedimento abbia avuto complessivamente una durata non inferiore a sei anni.
Siffatta riforma guarda solo al futuro non essendo stata predisposta alcuna manovra per fronteggiare il 'debito Pinto' che nel mese di ottobre del 2012 ha sfiorato i 330 milioni di euro, cifra sicuramente destinata ad aumentare in considerazione dei 9 milioni di processi civili e penali ancora pendenti.
La possibilità per i cittadini lesi dalla lentezza della macchina giudiziaria di ottenere il dovuto risarcimento sembra allontanarsi: a titolo esemplificativo si menziona il caso della Corte di Appello di Trento che nel 2012 non ha ottenuto nessuna copertura di cassa con conseguente impossibilità di erogare i dovuti risarcimenti e nei mesi avvenire la situazione non è di certo destinata a migliorare neanche a livello nazionale.
Per l'anno 2013 sono stati stanziati, per far fronte al 'debito Pinto', 50 milioni di euro, una somma superiore a quella stanziata negli anni precedenti, ma sicuramente del tutto insufficiente a soddisfare il debito accumulato fino ad oggi; se poi si considera che con vari interventi legislativi oramai ogni bene del Ministero della Giustizia e del Minsitero dell'Economia è stato dichiarato impignorabile le aspettative dei cittadini di essere indennizzati sono destinate a rimanere insoddisfatte ancora a lungo. Insomma: indennizzi sempre meno indennizzati.
La lentezza della giustizia è uno dei problemi che più incide sul bilancio statale e il Ministro Paola Severino all'inaugurazione dell'anno giudiziario ha ribadito che la riduzione della litigiosità ed la ragionevole durata dei processi sono finalità primarie da perseguire nel 2013. Ora rimane solo da aspettare e vedere quali soluzioni verranno escogitate dal prossimo Governo per raggiungere tali obiettivi e per estinguere, o quanto meno diminuire, il 'debito Pinto'.
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