Sequestro preventivo e reati tributari: imputato onerato di indicare i beni per la confisca diretta

L’indagato è onerato della prova della concreta esistenza di beni da sottoporre a confisca diretta, con indicazione specifica. In mancanza è legittimo sequestro preventivo sui beni. Cass. Pen. Sentenza n. 41259/2018

Sequestro preventivo e reati tributari: imputato onerato di indicare i beni per la confisca diretta

La massima

«Nelle ipotesi di sequestro preventivo funzionale alla confisca, per reati tributari, di beni dell’imputato, il sequestro deve ritenersi legittimo se lo stesso indagato non fornisce la prova della concreta esistenza di beni nella disponibilità della persona giuridica su cui disporre la confisca diretta, e in sede di ricorso in Cassazione è necessario indicare specificamente gli atti processuali dai quali risultava reperibile presso la persona giuridica il profitto del reato».

Così la Sezione III con la sentenza n. 41259 del 17/01/2018 – 25/09/2018, con riferimento al sequestro preventivo finalizzato alla confisca, individuando il destinatario dell'onere della prova circa l'esistenza di beni nella disponibilità della persona giuridica da sottoporre a confisca diretta nell'ambito del sistema penale tributario ex D. Lgs. 74/2000.

 

Il fatto e la quaestio iuris

Il Tribunale confermava il sequestro preventivo disposto dal G.i.p. per complessivi € 1.082.631,00 relativamente al reato di omesso versamento dell'IVA per l'anno di imposta 2013 ai danni dell'amministratore della società interessata per incapienza del patrimonio della stessa.

La difesa censurava la violazione di legge con riferimento agli art. 321 e 322 ter c.p.p., ritenendo che il Tribunale del riesame avesse errato nel ritenere accertata l’incapienza del rapporto finanziario della società a fini della successiva aggressione del patrimonio del ricorrente, posto che la perizia di stima alla voce rimanenze finali evidenziava un ammontare di circa 4.000.000,00 di €. Il Tribunale del riesame rilevava, sul punto, che si tratta di un assunto difensivo che non trovava riscontro alcuno negli atti, accertata invece l’inesistenza di cespiti patrimoniali in capo alla società, tali da poter garantire il debito relativo all’imposta evasa.

 

Il decisum

La III Sezione ha reputato infondato e oltremodo generico il motivo, ripercorrendo la giurisprudenza di legittimità sul sequestro dei beni del rappresentante legale, quindi sull'onere della prova che sullo stesso incombe circa l'esitenza di beni della persona giuridica al fine di scongiurare il sequestro preventivo dei propri beni finalizzato alla confisca.

Invero, quando si procede per reati tributari commessi dal legale rappresentante di una persona giuridica, è legittimo il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente dei beni dell’imputato sul presupposto dell’impossibilità di reperire il profitto del reato, quandunque questi non abbia fornito la prova della concreta esistenza di beni nella disponibilità della persona giuridica su cui disporre la confisca diretta1. E ciò vale anche quando l’impossibilità del reperimento dei beni, costituenti il profitto del reato, sia transitoria e reversibile, purché sussistente al momento della richiesta e dell’adozione della misura, non essendo necessaria la loro preventiva ricerca generalizzata2.

È l’indagato, infatti, ad essere onerato della prova della concreta esistenza di beni nella disponibilità della persona giuridica su cui disporre la confisca diretta. Di talché, mancando l'indicazione specifica di tali beni, ogni deduzione difensiva è viziata da genericità. A meno che, tuttavia, non possa definirsi comprovata l'esistenza di beni costituenti profitto o prezzo del reato negli atti processuali, sempre specificamente e dettagliatamente indicati dal ricorrente. La sola contestazione generica della previa sottoposizione a sequestro diretto dei beni della società, infatti, non è sufficiente per ritenere illegittimo il sequestro in oggetto.

Nel caso di specie, secondo la Corte il ricorrente non indicava, né nell'istanza di riesame, né nel ricorso per cassazione, i cespiti patrimoniali della società su cui peter disporre la confisca diretta e non già per equivalente.

 

Dott. Andrea Diamante
Cultore della materia in diritto processuale penale
presso l’Università degli Studi di Enna “Kore”

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1 Sez. 3, n. 42966 del 10/06/2015 – dep. 26/10/2015.

2 Sez. U, n. 10561 del 30/01/2014 – dep. 05/03/2014.

 

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Di seguito il testo di
Corte di Cassazione, III Sezione penale, Sentenza n. 41259 dep. 25/09/2018

Ritenuto in fatto

1. Il Tribunale di Roma, sezione riesame, con ordinanza del 5 settembre 2017 confermava il decreto di sequestro del Giudice delle indagini preliminari di Roma, del 26 giugno 2017, che aveva disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti di B.M. (quale autore del reato) per il reato di omesso versamento dell’IVA per l’anno di imposta 2013, per complessivi € 1.082.631,00, e del rapporto finanziario della società G. s.r.l., presso la Banca Popolare di Vicenza.

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